“La vecchiaia è una grazia, se ci si avvicina ad essa con gioia, creatività e curiosità. Queste qualità richiedono di vivere pienamente nel momento attuale, poiché oggi è la giovinezza della tua longevità”.
Ma ciò richiede di vivere pienamente il momento attuale e di rimuovere gli stereotipi sulla vecchiaia, così profondamente radicati nella nostra società. Dobbiamo cambiare il “vecchio paradigma” (ancora in vigore) che dice che il corpo si consuma col tempo, la vita diventa meno soddisfacente, e che l’offerta di possibilità si esaurisce dopo una certa età (definita arbitrariamente a 60 anni nella nostra società). Il “nuovo paradigma” ci dice che la vita non è un processo di declino, ma di trasformazione costante e, quindi, piena di potenzialità di crescita illimitata. La cosa più importante per ogni persona, soprattutto per chi si trova nella fase finale della vita, è sentirsi felice, soddisfatto e in pace con sé stesso e con l’ambiente che lo circonda, cioè aver raggiunto la “salute spirituale”. che è possibile raggiungere e incrementare anche quando il benessere fisico, mentale e sociale è irreversibilmente deteriorato. Un forte senso di libertà individuale, combinato con la felicità personale, è un fattore critico per sopravvivere fino alla vecchiaia con buona salute, dignità e qualità della vita.
Pertanto, il segreto per raggiungere e rimanere dignitosi è raggiungere una vita fisica, psicologica, sociale e spirituale sana e attiva il più a lungo possibile. Come ottenerla?
SFIDE
Da parte dell’anziano
“Aumentando l’intelligenza interiore, favorendo la felicità e la soddisfazione, è possibile sconfiggere l’invecchiamento in modo duraturo e significativo, senza farmaci sempre accompagnati da possibili effetti collaterali”.
Saper affrontare gli eventi con approccio positivo, in modo che il soggetto sia colui che domina le circostanze e sappia trarre il proprio vantaggio da qualsiasi evento, imparare ad ascoltare ed essere ricettivo verso gli altri, ecco a cosa bisogna dedicare tutto il proprio tempo. Mantenere ottimi rapporti con la famiglia e gli amici, situazioni in cui il sentimento e l’affetto rappresentano una parte integrante ed essenziale dell’esperienza. Inoltre, si deve evitare, per quanto possibile, di vivere di risentimenti (il passato) e di preoccupazioni (il futuro), per godersi il “presente”, poiché come dice la parola “presente è sinonimo di dono”; e i doni sono da godere ed esserne grati; dobbiamo essere grati per il “nuovo giorno” – per il nostro presente/dono quotidiano – e goderne pienamente, ogni istante, come se fosse l’ultimo dono della nostra vita. Insomma, bisogna mantenersi con dignità, con positività, sviluppando la saggezza personale dell’età matura.
Da parte della società e della famiglia
La società non ha la responsabilità di rendere felici tutti i suoi componenti, ma ha l’obbligo di rimuovere tutti gli ostacoli che impediscano a ciascun soggetto di sviluppare il proprio progetto di felicità. Essa deve facilitare e contribuire a far sì che gli anziani si ritrovino nel loro mondo, tra i loro cari, circondati dagli amori della loro vita. Una società che si consideri umana ed etica deve saper amalgamare la responsabilità dei compiti presenti con la memoria, la stima e il rispetto della tradizione e dei capelli grigi. E gli anziani sono la personificazione di quella tradizione, patrimonio, cultura, storia; e quel sapere a cui non possiamo mai rinunciare se non vogliamo perdere la nostra dignità umana. Spetta anche alla società arbitrare le modalità di cura e riconoscimento degli anziani per dovere e giustizia: non farlo sarebbe un’altra forma di discriminazione. I giovani debbono “imparare ad invecchiare”, prepararsi, essere propositivi nell’assistenza sanitaria (prevenzione e cura di sé) e nella pianificazione economica, per non pesare troppo sulla società. Avremo, così, un reciproco compenso: sosterremo la società per averci aiutato e la società pagherà coloro che, con il loro lavoro, perseveranza, generosità e saggezza, hanno contribuito alla sua crescita.
Da parte degli operatori sanitari
La cura degli anziani deve essere guidata da principi etici specifici e solidi, come il rispetto dell’autonomia e della riservatezza del paziente, l’agire nel migliore interesse del paziente, l’evitare danni e il mostrare empatia con tutti i pazienti allo stesso modo. Questi orientamenti etici devono concentrarsi sulla persona, in modo olistico, poiché ognuno può avere molteplici problemi ed esigenze specifiche. Bisogna essere consapevoli della dignità dei pazienti anziani e della tutela della loro privacy, con la promozione della loro indipendenza, qualità della vita e capacità di cura di sé. Gli addetti alla cura della salute devono essere sensibili alle questioni di giustizia e alle discriminazioni ingiustificate basate sull’età, rispettare i diversi valori culturali.
L’educazione sanitaria in ambito geriatrico rappresenta uno strumento indispensabile per superare credenze e mistificazioni sull’età anziana e, soprattutto, su ciò che rappresenta la sessualità. Solo con una maggiore formazione accademica degli operatori sanitari e della società in generale, insieme all’attuazione di programmi educativi per gli anziani, si potrà raggiungere una maggiore consapevolezza di questi aspetti troppo spesso dimenticati della vita degli anziani, contribuendo direttamente a una loro migliore qualità della vita. Questo assicurerebbe una maggiore soddisfazione e benessere di tanti anziani, e indirettamente, di tutti i giovani, come naturale premessa per poter vivere in modo sereno e più completo la propria futura vecchiaia.
La necessità di un grande cambiamento culturale è urgente.
Come operatori sanitari, siamo abbastanza formati a “curare il dolore”, ma non a “promuovere il piacere”… Con l’invecchiamento della società e l’allungamento dell’aspettativa di vita, diventa fondamentale per il medico accettare che il meno delle volte curerà (ancora obiettivo ultimo delle attuali scuole di medicina), e che il più delle volte sarà necessario “sapere” come assistere, consigliare, lenire, accompagnare (anche nel dolore e dopo) e, soprattutto, imparare ad “ascoltare” (cosa che non viene ancora insegnata in nessuna scuola di laurea o di specializzazione). Solo allora i professionisti della salute non saranno “professionisti frustrati”. È fondamentale un costante impegno sociale che possa compensare le perdite fisiologiche della vecchiaia con un nuovo entusiasmo e una creatività che permetta agli anziani di essere protagonisti delle scelte della loro vita.
Pertanto, il primo passo verso una considerazione etica sulla vecchiaia e sulle sue conseguenze in tutti gli ambiti che la riguardano, comporta inevitabilmente la riconsiderazione di questi atteggiamenti “vecchisti” che, nascondendo l’esistenza del problema, ne rendono estremamente difficile, se non impossibile, il rimedio.