Il 5 dicembre 2022 potrebbe passare alla storia dell’umanità come uno dei giorni felici. Il Lawrence Livermore National Laboratory della California ha annunciato che nel suo programma di studi sulla fusione per la prima volta gli scienziati sono riusciti ad ottenere più energia finale di quanta ne avessero utilizzata. E’ un risultato clamoroso che in questo particolare momento di crisi energetica apre prospettive (e illusioni) incredibili. Si tratta di energia pulita, praticamente infinita, non legata a materie prime in possesso di pochi Paesi. L’unico “problemino” è che per vederne le applicazioni potrebbero passare decenni. Tanto per chiarire le dimensioni e le difficoltà del problema basterà ricordare che già negli anni sessanta del secolo scorso a Frascati il Laboratorio Gas Ionizzati era uno dei centri che nel mondo studiavano la Fisica del Plasma come possibile candidato ad ottenere energia.
Ma questa situazione è piuttosto usuale nella Scienza.
Il 29 maggio 1919 è un’altra data della stessa importanza. Le misure effettuate nel corso dell’eclisse totale di sole confermarono la validità della teoria della relatività di Einstein che prevedeva la deflessione della luce delle stelle al passaggio accanto al sole. Ma anche in questo caso bisognerà attendere più di venti anni per applicazioni pratiche (anche se di distruzione come la bomba atomica).
Vogliamo ricordare una terza data. Nel settembre del 1969 i computer di quattro università americane furono connessi dalla rete ARPANET appositamente messa a punto. Ma bisognerà aspettare tredici anni per collegare computer di due nazioni differenti e arrivare al 6 agosto del 1991 perché due ricercatori del CERN pubblicassero il primo sito internet della storia: una pagina informativa disponibile per tutti i computer su cosa fosse il World Wide Web. La prima visita da un altro computer avvenne 17 giorni dopo!
Si tratta di avvenimenti assai diversi tra di loro e certamente di diversa caratura ma tutti con un portato di innovazione tecnologica che ha cambiato la nostra vita. Testimoniano, inoltre, una grande analogia. Le grandi transizioni scientifiche necessitano di tempi che si misurano in generazioni e di impegno finanziario con budget che non può essere affrontato dal privato. Tante chiacchiere per arrivare ad una ovvietà? Purtroppo sì. Questa ovvietà non sembra ancora essere patrimonio comune della nostra società e dei nostri rappresentanti.
Vediamo alcuni numeri. Nel 2022 la spesa del governo italiano per la Ricerca era pari all’ 1,7% del PIL contro una media OCSE del 2,5% e un obiettivo della Commissione Europea del 3%. Siamo ventiseiesimi nel panorama internazionale non solo dopo le grandi nazioni ma anche dopo nazioni come Slovenia, Ungheria e Repubblica Ceca. E questo, anche se la nostra forza economica ci consente di partecipare con pieno diritto al G7. Volete una ciliegina? La Finanziaria 2023 destina alla ricerca l’1,6%. Certo c’è anche il PNRR. Rimane il fatto che sulla Ricerca si può tagliare.
In questo delicatissimo quadro generale di intervento pubblico diventa fondamentale esaminare attentamente e senza paraocchi quale potrebbe essere la cerniera tra le conoscenze di base e la loro fase applicativa che appartiene al mondo dell’impresa.
E’ quello che ci interessa fare nei prossimi numeri.