Il problema dell’invecchiamento preoccupa l’uomo fin dall’inizio della sua esistenza.
In una serie di articoli cercheremo di chiarire alcuni aspetti di un fenomeno molto pressante: l’invecchiamento. Oggi l’interesse nei suoi confronti si è accentuato a causa delle implicazioni etiche e i significativi cambiamenti sociali ed economici della popolazione che concorrono a modificare il profilo demografico di ogni Paese, soprattutto nel “mondo occidentale”.
Le esistenti condizioni demografiche si traducono in nuovi scenari, in cui disuguaglianza, asimmetria ed esclusione sociale sono fattori che influenzano le condizioni di vita degli anziani sempre più numerosi. Tutto ciò pone importanti sfide, aspirazioni e opportunità. Pertanto, le società che invecchiano dovrebbero dare priorità ai propri programmi per le dinamiche demografiche basate sulla percezione della soddisfazione personale, del benessere, della qualità e della dignità della vita dei loro anziani.
Cercheremo di analizzare aspetti cruciali dell’invecchiamento, nel tentativo di comprendere meglio il processo, le condizioni personali, familiari, sociali e ambientali che promuovono una vecchiaia dignitosa e di qualità. Non dovremmo mai dimenticare che i cambiamenti nelle politiche sociali per migliorare la quantità, la qualità e la dignità della vita non sono dettati dal progresso delle conoscenze scientifiche, ma da decisioni politiche che riflettono il pensiero e i bisogni avvertiti dalla società in cui si verificano.
I dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).
“La vita non deve essere facile per essere meravigliosa. In effetti, la vita facile è la via più breve verso la monotonia. Il lavoro deve essere concepito in ogni momento come mezzo di realizzazione personale, anche nella vecchiaia. Il pensionato deve sempre conservare il diritto di essere utile e di esserlo con dignità. Ogni individuo deve scoprire nel tempo le proprie capacità e i propri limiti”.
Nel corso di questo secolo stiamo vivendo situazioni uniche e eccezionali. Sempre più persone stanno superando le barriere cronologiche che l’uomo aveva definito “vecchiaia”, cosa che ha trasformato l’invecchiamento della popolazione in una sfida per le società moderne. Secondo i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nel 2020, per la prima volta nella storia dell’umanità, il numero di ultrasessantenni ha superato il numero dei bambini di meno di 5 anni. Fra il 2015 e il 2050 la popolazione terrestre che ha oltre 60 anni passerà dal 12% al 22%. L’invecchiamento, considerato una delle conquiste più importanti dell’umanità, diventa un problema se non si è in grado di fornire soluzioni adeguate alle conseguenze che ne derivano.
Ai dati demografici sopra accennati si aggiunge il cosiddetto “invecchiamento dell’invecchiamento”, cioè l’incremento percentuale e assoluto delle fasce di età più anziane. Nei paesi sviluppati, la popolazione con più di 65 anni rappresenta il 15% e quella con più di 80 anni rappresenta il 3%.
A partire dagli anni ’70 si è osservata una diminuzione del tasso di natalità e di mortalità infantile con un significativo incremento della aspettativa di vita alla nascita. Nella prima parte degli anni ‘50 essa era di 53 e 57 anni, rispettivamente per gli uomini e per le donne. Nel mezzo secolo successivo questo parametro è incrementato di oltre 20 anni, attestandosi al momento attuale a 75,5 anni negli uomini e a 81,5 anni nelle donne. Dai dati in nostro possesso, si deduce che essa è destinata a crescere ulteriormente.
Pertanto, data la limitazione delle risorse economiche disponibili, è prioritario stabilire strategie socio-sanitarie che rispondano ai crescenti bisogni di questo settore demografico in rapida crescita. Esistono studi che dimostrano che i pazienti geriatrici beneficiano di cure specialistiche, ma questioni di base continuano ad essere dibattute, come ad esempio quale tipo di pazienti dovrebbe ricevere cure ospedaliere geriatriche o quale dovrebbe essere il dispositivo di cura più appropriato.
In effetti, l’attuale realtà biologica e le prospettive future della ricerca biomedica suggeriscono che il traguardo del secolo di vita come età limite normale è molto vicino. I progressi scientifici e biotecnologici ci hanno portato a “superspecializzazioni”, con una evoluzione verso la medicina di organi e non di entità umane. Gli operatori sanitari spesso omettono di considerare l’importanza fondamentale di un approccio multidisciplinare al concetto di qualità della vita (QoL). In un approccio globale, sarebbe essenziale tenere presente una grande domanda che dovrebbe diventare la nostra premessa principale quando risolviamo qualsiasi dilemma in relazione all’anziano: “Stiamo prolungando una vecchiaia spiacevole o saremo in grado di garantire una buona qualità di vita più a lungo?”, “Stiamo prolungando la vita o l’agonia?” Purtroppo, mancano ancora una consapevolezza sociale e medico-psicologica e un ragionamento etico elaborato su questo specifico tema.