Vita emotiva: affetto, compagnia, comprensione e amore
“La vita, finché è circondata dall’amore, vale la pena di essere vissuta… L’antipodo del disastro psicologico è l’amore. Solo l’amore autentico offre l’orizzonte desiderato di serenità e di pace, poiché l’amore neutralizza la morte, trasformandola non in un annientamento, ma in un letargo”.
La vita di coppia, nell’intimità e in compagnia è un altro indicatore della QoL nella popolazione anziana. L’esperienza che l’anziano ha con l’ambiente familiare e sociale determinerà in gran parte l’espressione di emozioni e sentimenti positivi o negativi che prova. Il mondo dei sentimenti non si deteriora con gli anni: rimane il desiderio di amare ed essere amati, di essere utili e indipendenti e di essere consapevoli del significato profondo che l’esistenza rappresenta per tutta la vita. L’anziano ha bisogno di sentirsi amato da chi lo circonda e, di conseguenza, di poter esprimere reciprocamente quello stesso sentimento agli altri.
Paura dell’abbandono da parte degli altri
È noto che molti anziani si ammalano e muoiono di “miseria spirituale”, di sentirsi abbandonati, soli o (peggio) disprezzati. La “sofferenza dell’anima” ferisce più del dolore fisico e “il dolore spirituale uccide più della fame”. Lo vediamo quando i vedovi (soprattutto se di sesso maschile) smettono di trovare un significato alla loro esistenza, dopo aver perso i compagni di vita.
Se è vero che nel corso della nostra esistenza non possiamo fare a meno dell’amore e dell’affetto di coloro con cui condividiamo le nostre esperienze, non è meno vero che, quando ci avviciniamo alla fine della vita, questi sentimenti diventano indispensabili. Questo è talmente vero che è impossibile vivere con dignità e con un minimo di qualità quando si sperimenta l’abbandono totale da parte dei propri cari. È la paura non tanto della propria morte, ma dell’assenza degli altri. Da qui l’espressione che tante volte si sente nelle case di riposo: “Non ho paura della morte, non ho bisogno di nessuno”. Non è un dolore per la morte in sé, ma per la perdita delle vite amate, a dimostrazione che la vita mostra sempre un significato prezioso anche per chi è sul punto di abbandonarla.
Il sentimento di inutilità mina la dignità dell’anziano e lui stesso sviluppa una bassa autostima. Per poter vivere con dignità, è importante che non perda la sua autostima poiché ciò porta a un sentimento di inutilità, ostacolo, inefficacia e disprezzo che può farlo precipitare nella depressione. Attualmente, con l’aumento dell’aspettativa di vita non solo si raggiungono età molto avanzate, ma le società sviluppate contemporanee tendono a conglomerarsi in città fortemente invecchiate e questo, come già detto, tende a sbilanciare le economie dei paesi. Tale sbilanciamento fa sì che il pensionato sia relegato ad essere un parassita che consuma senza produrre. Il suo reddito diminuisce. Non lavorando, la sua capacità intellettuale si deteriora. Negli ambienti familiari e sociali è considerato molesto e la sua affettività viene gravemente danneggiata. Fortunatamente non è sempre così, ma non è raro che gli anziani costituiscano un peso economico e psicologico per molte famiglie.
Sentimenti di solitudine e abbandono si verificano a causa dell’allontanamento dalla famiglia e dai propri cari: i bambini diventano indipendenti e i familiari e gli amici muoiono. La solitudine porta a insicurezza e mancanza di apprezzamento. In generale, questo è l’inizio del deterioramento caratterizzato da depressione, sconforto o tristezza persistente che si manifesta in una perdita di interesse per tutto ciò che ti circonda. La tendenza generale è lo sviluppo di bassa autostima, mancanza di comunicazione e infelicità permanente.
Invertire questa situazione non è un compito facile, ma è necessario fare tutto il possibile affinché gli anziani recuperino l’autostima, gli affetti perduti e la felicità.
Tra le misure consigliate si possono annoverare:
- Aiutarli a valorizzarsi, dando loro l’opportunità di inserirsi nel sistema produttivo in quelle attività per le quali hanno attitudini.
- La famiglia deve contribuire affinché recuperino il loro ruolo e la loro funzione specifica in cui si sentono sicuri e necessari, grazie alle loro esperienze e conoscenze.
- Imparare ad ascoltarli, non solo in termini di bisogni e problemi fisici, ma anche nelle loro opinioni e aspettative. Cioè, essi devono sentire che gli altri membri della famiglia contano su di loro quando prendono decisioni che riguardano tutti.
- Sostenerli e educarli al raggiungimento di uno stato di benessere bio-psico-sociale e spirituale che consenta loro di accrescere autostima e felicità personale.
- Garantire rispetto, affetto, comprensione e compagnia: è necessario che l’anziano percepisca veramente che è amato e rispettato in famiglia, che chi lo assiste lo fa con affetto e rispetto, che ciò che ha fatto nella vita è valorizzato.
- Facilitare la loro relazione e convivenza con le persone che loro possono aiutare, cosa che li fa sentire realizzati, partecipando ad eventi ricreativi, culturali, di beneficenza e di volontariato.
- Preservare, proteggere e promuovere la privacy e l’intimità delle coppie anziane. Non è raro che gli anziani debbano lasciare la loro casa abituale, sia per problemi di salute che per disabilità significativa, per recarsi a casa di parenti stretti o addirittura per entrare in residenze o istituzioni per anziani. Quando ciò avviene, si perde come minimo la privacy e l’intimità della coppia e molte volte possono sorgere conflitti con i familiari o con chi si prende cura di loro a causa della non comprensione delle espressioni sessuali, dell’adozione di atteggiamenti restrittivi o inibitori nei confronti dell’anziano. Questa situazione si aggrava ulteriormente quando la coppia viene separata, con l’intenzione di distribuire l’onere delle cure tra i familiari, senza nemmeno pensare che vi sia necessità della relazione inter-sessuale. I familiari possono provare a imporre le regole di comportamento che ritengono opportune, senza considerare che in queste nuove situazioni l’anziano abbia bisogno ancora di più di esprimere i propri sentimenti e le proprie emozioni.
Tutto ciò potrebbe essere evitato se ci fosse un’educazione sul tema, con un diffuso riconoscimento sociale di queste esigenze per cercare, insieme agli anziani e alle loro famiglie, di trovare la soluzione migliore quando si decide di far cambiare indirizzo agli anziani o, addirittura, di separare la coppia.